Appalti e diritti dei lavoratori
Considerazioni sull'appalto delle biblioteche e archivi di Firenze, Scandicci e Lastra a Signa
Ormai sono decenni che il precariato nella pubblica amministrazione si è sclerotizzato nella forma degli appalti al ribasso. Sono migliaia i lavoratori che dipendono da privati, per lo più cooperative – sociali o di servizi – me che di fatto svolgono la propria attività lavorativa all'interno della pubblica amministrazione. Maestre e maestri, educatrici ed educatori, operatrici e operatori sociali, bibliotecarie e bibliotecari... e l'elenco potrebbe essere molto più lungo.
Le contraddizioni di questa tipologia di lavoro sono molteplici, una tra tutte, la differenza di trattamento economico a parità di mansione: un lavoratore in appalto guadagna molto meno ed ha un contratto diverso (peggiore) di quello del collega internalizzato con cui spesso divide la scrivania.
Come se non bastasse, possono capitare anche cose più assurde di quella che gli enti pubblici cedano i propri servizi (e lavoratori) al privato. Ad esempio può capitare che in corso di appalto una cooperativa chiami i suoi soci (la quasi totalità dei propri lavoratori) e chieda che – a fronte di un buco in bilancio non meglio identificato – si cambino il contratto del commercio e terziario in contratto multiservizi. Pena il fallimento della cooperativa e la conseguente disoccupazione per tutti i soci.
Ma come è possibile? Com'è possibile se la cooperativa in questione è l'Eda Servizi, capofila del ricco appalto delle Biblioteche e Archivi dei Comuni di Firenze, Lastra a Signa e Scandicci. Un appalto da sette milioni di euro, spicciolo più spicciolo meno. Com'è possibile se la base d'asta della gara di suddetto appalto è stata calibrata proprio sul commercio e l'unica variazione economica prevista dall'appalto è quella dell'adeguamento agli aumenti contrattuali (del contratto applicato ai lavoratori in appalto e cioè gli aumenti del contratto del commercio)?
È possibile perchè non ci sono freni al potere delle cooperative e non c'è nessuna tutela per i soci lavoratori: all'occorrenza trattati come soci, con 'onori' (si fa per dire) ed oneri, all'occorrenza trattati come lavoratori senza diritti.
Come è possibile che una cooperativa faccia una richiesta simile ai propri soci? Semplice: conta sul sempreverde Divide et impera. Non tutti i soci dell'Eda Servizi hanno il contratto del commercio: molti hanno contratti peggiori, a parità di mansioni. Naturalmente, chi ha pensato a questa manovra, ha pensato di giocare sulle differenze tra lavoratori, sul trasformare i dritti che dovrebbero avere tutti, in privilegi.
Noi denunciamo questa situazione, lesiva per tutti i lavoratori, e li appoggeremo in qualunque protesta vogliano mettere in campo. E – proprio alla luce di queste situazioni-limite – continueremo il nostro impegno per reinternalizzare tutti i servizi della pubblica amministrazione e restituire dignità a lavoratori che da decenni vedono assottigliare il proprio salario e i propri diritti.