Comune di Firenze: Contratti decentrati la questione approda in Senato
La nostra vicenda su salario accessorio, Corte dei Conti, messe in mora è approdata in Parlamento. Oggi 5 Dicembre 2013 la Senatrice Fiorentina Alessandra Bencini (M5S) è intervenuta in Senato sulla questione e riportiamo per dovere di informazione, che in questo paese lascia a desiderare il testo dell’intervento:
Intervento in aula del Senato sull'erogazione delle indennità accessorie ai dipendenti del Comune di Firenze
BENCINI (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
La vicenda che sottopongo all'attenzione dell'Aula è complessa e risale al 2009 quando, a seguito di un'interrogazione sui premi incentivanti versati dal Comune di Firenze ai propri dipendenti, furono avviate delle indagini ministeriali sulle indennità accessorie elargite dall'amministrazione fiorentina a partire dal 2000 e che hanno visto poi l'intervento della Corte dei conti contestarne la modalità di erogazione per l'assenza di criteri selettivi e meritocratici.
A seguito della messa sotto osservazione della Corte dei conti e del Ministero dell'economia, il Comune di Firenze, invece di attivarsi per trovare soluzioni politiche alla situazione che andava rapidamente precipitando, ha ritenuto più opportuno tagliare gli stipendi e mettere in mora i propri dipendenti, ancor prima di un'effettiva sentenza della Corte dei conti.
Come denuncia l'Unione Sindacale di Base, mentre dirigenti comunali e rappresentanti sindacali sono stati rinviati a giudizio per le presunte responsabilità nella sottoscrizione degli accordi integrativi e nel presunto danno erariale, l'attuale sindaco - non so se ricordate il nome, Matteo Renzi, ormai è un mantra in questi giorni - sembra limitarsi ad attribuire ogni responsabilità alla precedente amministrazione.
Troppo impegnato ad autocompiacersi nei salotti televisivi, il non-sindaco di Firenze, in eterna campagna elettorale per la conquista dell'elettorato di centrodestra, si è distinto in questa vicenda per l'attitudine a scaricare i dirigenti da lui stesso incaricati e per le garbate parole riservate ai lavoratori.
Viene da pensare che Renzi abbia preso la palla al balzo per sfruttare la situazione a proprio favore e in un'ottica già nazionale, per accreditarsi nei confronti di coloro che pensano che tagliare, in qualsiasi modo, gli stipendi ai dipendenti pubblici, sia condizione necessaria per sanare la spesa pubblica e il Paese, strizzando quindi l'occhio al pregiudizio - purtroppo ampiamente diffuso - che tutti i dipendenti pubblici siano privilegiati, fannulloni, così da sfruttare il ritorno elettorale di una simile presa di posizione.
In Comune, invece, c'è gente diplomata e laureata, over cinquanta, che lavora per il Comune dalla fine degli anni Ottanta. È gente in gamba, che ha sempre lavorato, che prima prendeva 1.300 euro al mese e ora, dopo la cura Renzi, prende 1.200 euro. Mi domando: sono loro che danneggiano l'Italia e che ora devono pagare il conto?
I fannulloni che ci sono nel settore pubblico - come ci sono, del resto, parlamentari e sindaci assenteisti (e in fatto di assenteismo Renzi non è secondo a nessuno) - danneggiano chi lavora seriamente. La sensazione è che il non sindaco di Firenze, questa volta, si sia mosso col giusto livello di superficialità rispetto alla soluzione e al merito vero del problema, buttandola in marketing politico.
«Chiamarli Fantozzi sarebbe far loro un complimento», ha detto riferendosi ai lavoratori e alle lavoratrici del Comune e ha definito una «pagliacciata» una loro assemblea di fronte al Comune. Un modo di esprimersi e di rapportarsi con le parti sociali che, se perpetuato, rischia di incendiare gli animi e la protesta. Un cinismo elettorale pericoloso e inconcludente.
Anche perché il problema di Firenze potrebbe avere un effetto domino.
Anche a Siena la Corte dei conti ha messo in mora assessori e sindacati per aver rilevato situazioni analoghe al caso di Firenze nell'erogazione delle indennità accessorie.
È forse giusto che il legislatore affronti la questione in modo da tutelare i lavoratori che vedono richiesti indietro emolumenti che hanno percepito in buona fede e in forza di accordi stipulati.
È forse anche il caso che i sindaci tornino ad occuparsi a tempo pieno dei problemi dei loro cittadini e a pensare meno alle loro scalate al potere ed elettorali.
Pur nel rispetto dei ruoli e rilanciando il valore aggiunto dell’indipendenza da ogni organizzazione politica che ha sempre contraddistinto la storia della nostra Organizzazione Sindacale, non possiamo non ringraziare la cittadina Alessandra Bencini per aver portato fra le mura del Palazzo, a chi ha voluto ascoltarla, il problema di migliaia di lavoratrici e lavoratori del Comune di Firenze. Ci auspichiamo che questo sia di esempio per altri autorevoli “rappresentanti del popolo” che fino ad oggi nonostante le promesse fatte, sono stati totalmente silenti e/o insensibili all’attacco portato in questo paese al lavoro pubblico!