Firenze: Fase 3 e rientro dei dipendenti comunali
Fase 3 e rientro dei dipendenti comunali
La disorganizzazione non può tradursi in disagi per i dipendenti che solo il 30 giugno hanno scoperto con la circolare n 166115, con effetto dal giorno successivo, che dopo qualche ora sarebbero potuti essere richiamati al rientro nella sede di lavoro in presenza, se pur con modalità ridotta, nella quale si legge che:
“tenuto conto dell’attivazione dei centri estivi e della ripresa dei servizi pubblici di trasporto, i genitori con figli di età inferiore ai 14 anni e i lavoratori pendolari di lunga percorrenza non sono più compresi tra coloro che possono richiedere (sia pure sempre se compatibile con le esigenze organizzative), il lavoro agile continuativo…”.
Il tutto, ovviamente prima che le postazioni negli uffici siano state ripristinate e che sia stata garantita la dotazione e la connessione per proseguire il lavoro da casa nei giorni di lavoro agile.
Ad oggi i pendolari rischiano di arrivare in ufficio e di non avere una postazione su cui lavorare, così come quei genitori che da un giorno all’altro si trovano costretti a cercare una soluzione per i loro figli, senza poter accedere ai centri estivi.
Infatti, ancora una volta si può dire che la mano destra non sa cosa fa la mano sinistra, visto il riferimento ai centri estivi, che ci auguriamo sia stata una svista, altrimenti dovremmo pensare a vera e propria presa in giro, in quanto proprio per i centri estivi del Comune di Firenze le preiscrizioni previste (dalle ore 15 del 01/06/2020 alle ore 7.59 del 08/06/2020) sono oramai chiuse.
Questo crea notevoli disagi ai dipendenti, soprattutto alle donne, che ancora oggi si trovano ad assolvere il doppio ruolo di lavoratrici e di cura domestica, a causa di uno stereotipo cristallizzato nella nostra società, che si traduce in scarse misure di welfare a loro sostegno.
Questa mancanza di sensibilità verso il disagio creato ai dipendenti e alle loro famiglie, che si sono ritrovati prive di alternative e senza il tempo necessario per trovare una soluzione, dimostra una mancanza di empatia, ancora più significativa se si considera che si tratta del Comune di Firenze.
Ci sembra necessario ricordare che con lo stipendio di un dipendente comunale, che non ricopre un ruolo apicale, non è possibile sostenere un centro estivo privato con tariffe che partono da circa €150,00 a settimana a cui aggiungere l’assicurazione, il pranzo ecc...e se i figli sono più di uno la questione si complica.
Va sottolineato, che proprio per senso civico, molti dipendenti hanno rinunciato ad usufruire del servizio dei centri estivi comunali, in quanto consapevoli del numero ridotto dei posti e delle difficoltà di molti altri lavoratori che non possono usufruire dello smartworking o lavoro agile, decidendo quindi di lasciare quest’opportunità ad altre famiglie.
L’Amministrazione ha diritto di pretendere il rientro in sede dei lavoratori ma anche l’obbligo di programmarla adeguatamente tenendo conto del contesto che per il Covid si è venuto a trovare e delle ridotte opportunità per le famiglie.
Basti pensare che chi ha usufruito del congedo parentale per Covid non può accedere ai sostegni economici per il bonus baby sitter e per i servizi all’infanzia, ulteriore tipologia di sostegno che esprime bene l’incapacità delle famiglie italiane di vedersi riconosciuti un welfare adeguato in cui il concetto di cura è stato soppiantato da quello di mercificazione.
Firenze 7 Luglio 2020